Il caos delle agevolazioni per la ricerca industriale

Il sostegno alle attività di R&S delle imprese è una delle priorità previste sia dalle programmazioni nazionali (MIMIT e MUR) che regionali, con vari bandi che fissano le condizioni e le agevolazioni.

Come molti sanno, le agevolazioni possono essere concesse nei limiti massimi del regolamento europeo (GBER, reg. 651/2014); il regolamento fissa come tetti massimi (Piccole Imprese in aree svantaggiate, progetti cooperativi) l’80% per le fasi di ricerca industriale e il 60% per quelle di sviluppo sperimentale. Sono valori massimi che non possono essere modificati in aumento dalle amministrazioni, ma possono invece essere ridotti secondo le scelte tecniche e politiche delle istituzioni competenti.

Una sommaria analisi fatta dai nostri uffici sugli ultimi bandi emanati (tabella a seguire) evidenzia un caos anche di difficile interpretazione. Tendenzialmente la Regione Campania, così come molte altre amministrazioni regionali, tende a concedere il massimo dei contributi erogabili da regolamento europeo; molto più confusa la situazione dei ministeri che sembrano non trovare una “quadra”.

Il MIMIT (ex MISE) è l’ente più oscillante: il contributo per le fasi di ricerca industriale passa nel giro di un anno dal 60% al 35%, in un caso (Accordi Innovazione secondo sportello), ingenerando una gara a chi chiede di meno (punteggi attribuiti in relazione al contributo richiesto). Questo mentre la Regione Campania, in bandi emanati negli stessi periodi, conferma il massimale del regolamento GBER dell’80%.

Il MUR pur richiamandosi formalmente ai limiti del regolamento europeo, non applica le maggiorazioni che il regolamento prevede per le PMI. Inoltre, definisce un punteggio premiale per le imprese che cofinanziano di più, ma non ne specifica i criteri.

Non è neanche scontato chi siano i soggetti che possono partecipare: i ministeri prevedono anche gli organismi di ricerca come partner, alcune regioni (fra cui la Campania) limitano i partneriati alle imprese, con enti di ricerca configurabili solo come consulenze (quindi con il co-finanziamento a carico delle imprese proponenti)

Una sorta di giungla, in cui forse servirebbe definire criteri condivisi che non variano da bando a bando a distanza di qualche mese, in modo da dare certezze alle imprese. Se a questo si aggiungesse un calendario dei bandi previsti, su base almeno annuale come fa la Commissione Europea, si creerebbero le condizioni di base affinché un’impresa possa pianificare una propria strategia di ricerca e definire le alleanze opportune.

A livello nazionale, il DDL 607 conferisce delega al governo per la riforma degli incentivi alle imprese con l’obiettivo di razionalizzare il quadro degli incentivi alle imprese, definendo i principi cui dovranno uniformarsi le politiche di incentivazione. Occorre ora aspettare i provvedimenti concreti sperando in una effettiva razionalizzazione del sistema anche se qualche miglioramento potrebbe essere fatto da subito, prima ancora delle modifiche normative.

 

La tabella che segue espone alcuni dati sintetici su bandi recenti; gli incentivi sono calcolati sui massimali per le Piccole Imprese (comprese le maggiorazioni previste). La media finanziamento è una stima, elaborata anche in relazioni ad alcuni criteri di valutazione che nei fatti rappresentano obblighi per le imprese.



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